Il termine vimana (in sanscrito विमान) indica un generico oggetto volante, descritto in numerosi testi sanscriti. Non sono state individuate prove fisiche dell’esistenza di tali oggetti, ma la loro descrizione è diffusa, e viene persino descritto il loro uso nelle guerre del Mahabharata e del Ramayana. Secondo le descrizioni di questi poemi epici, i vimana sono in grado sia di volare nell’aria e nello spazio, che di immergersi sott’acqua.
All’alba dei tempi, secondo gli antichi testi indiani, gli dei combatterono sulla Terra sanguinose guerre attraverso l’utilizzo di questi velivoli ed impiegando ‘armi divine’ capaci di distruggere interi popoli.
Pare che l’etimologia della parola Vimāna, che ha anche il significato di tempio indù, deriverebbe dall’unione di vi (vocabolo che sta a significare “uccello”, o più genericamente qualcosa di volante) e mān (parola che indica qualcosa di artificiale e di abitato), quindi «uccello artificiale abitato», come spiega D. W. Davenport nel 1979, nel suo libro “2000 a.C.: distruzione atomica”, dove dà una sua interpretazione della traduzione in inglese del Vaimanika Shastra.



Nel Mahabharata vengono descritte guerre che non sembra siano state combattute con lance e frecce:
“Il valoroso Aswatthaman (un personaggio), risoluto, toccò l’acqua e invocò l’arma Agneya (da Agni, “fuoco”).
Puntandola verso i suoi nemici visibili e fuori vista, sparò una colonna esplosiva che si aprì in tutte le direzioni e provocò una luce brillante come fuoco senza fumo, a cui seguì una pioggia di scintille che circondò completamente l’esercito dei Partha.
I quattro punti cardinali furono coperti di buio, un vento violento e cattivo cominciò a soffiare. Il sole sembrò girare in senso contrario, l’universo sembrò febbricitante.
Gli elefanti, scorticati dal calore, si misero a correre terrorizzati”.
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